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Il nuovo tv movie di Gianluca Mazzella, intitolato La bambina con la valigia, offre uno sguardo profondo sulla vita di Egea Haffner, una figura chiave della storia giuliana. Questo film, presentato su Rai1 e disponibile su RaiPlay, narra la storia di una giovane esule, simbolo di un’epoca segnata da conflitti e spostamenti forzati.
Un viaggio attraverso la memoria
Egea Haffner, all’età di 84 anni, conserva vividamente i ricordi della sua infanzia tormentata. La sua vita cambia radicalmente negli anni della Seconda Guerra Mondiale, quando Pola, la sua città natale, subisce pesanti bombardamenti. La narrazione inizia nel 1944, quando la piccola Egea vive tra rifugi antiaerei e la gioielleria di suo padre Kurt.

Dal dramma alla formazione
- L’occupazione titina: Dopo la fine della guerra, i Titini prendono il controllo dell’Istria, portando a un’escalation di violenza che sfocia in eventi tragici come le foibe.
- Trasferimento forzato: Egea, costretta a lasciare la sua terra, affronta un lungo viaggio verso Bolzano, accompagnata dalla nonna e dalla zia.
- Le conseguenze emotive: Crescendo lontana dalla sua casa, porta con sé un’eredità di dolore e ricordi che la accompagneranno per tutta la vita.
Un racconto universale e personale
La bambina con la valigia non si limita a una rappresentazione didascalica degli eventi storici; piuttosto, cerca di esplorare le esperienze individuali di chi ha vissuto l’esilio. Le scelte narrative del film permettono di vedere il conflitto dal punto di vista di Egea, rendendo la storia non solo informativa, ma anche emotivamente coinvolgente. Mazzella punta su un approccio che va oltre la mera ricostruzione storiografica, mettendo in luce la complessità dei personaggi.
Una rappresentazione accurata
I dettagli tecnici, dalla scenografia di Maurizia Narducci ai costumi di Alessandra Torella, arricchiscono ulteriormente la narrazione. Questi elementi contribuiscono a trasferire il pubblico in un’epoca segnata da drammi e speranze. La regia di Mazzella riesce a mantenere un equilibrio tra il contesto storico e le emozioni personali, creando così un’opera che risuona non solo con coloro che hanno vissuto quell’epoca, ma anche con le generazioni attuali.
Un’importante eredità narrativa
Il film si propone non solo di raccontare una storia di sofferenza, ma anche di sottolineare la resilienza delle persone. Egea Haffner diventa simbolo di un’intera comunità, quella giuliana-dalmata, spesso dimenticata nei racconti più ampi sulla guerra. “La bambina con la valigia” si presenta, quindi, come un romanzo di formazione che invita a riflettere sull’identità e sull’appartenenza.
In sintesi, il lavoro di Gianluca Mazzella va al di là delle date e dei fatti storici, cercando di dare voce a chi ha vissuto momenti difficili e ha dovuto affrontare più di un semplice trasferimento fisico. La storia di Egea Haffner, ora raccontata nel film, rimane un monito sul passato e un richiamo alla comprensione e alla tolleranza.