Bloat il thriller horror che rivoluziona il genere ma ha qualche oscuro segreto da svelare

Il cinema horror ha sempre cercato nuove strade per spaventare e coinvolgere il pubblico. Con l’emergere del formato “screenlife”, che racconta storie attraverso schermi di computer e dispositivi, i cineasti hanno esplorato modalità innovative di narrazione. Tra queste, si colloca “Bloat”, il debutto cinematografico del regista Pablo Absento, un film che, pur avendo ambizioni elevate, si confronta con sfide significative.

LA NARRATIVA DI BOAT: UN’ESPERIENZA SCREENLIFE

“Bloat” segue Jack, un uomo di famiglia interpretato da Ben McKenzie, il cui mondo perfetto viene sconvolto quando il suo giovane figlio Kyle, dopo un incidente in un lago giapponese, mostra segni inquietanti di possesso. La trama è sviluppata prevalentemente attraverso le interazioni digitali di Jack, incapsulando il carattere immersivo del formato screenlife. Questo approccio permette al pubblico di vedere gli eventi attraverso la lente del protagonista, rendendo l’esperienza particolarmente intima ma anche limitata.

ASPETTI POSITIVI DEL FILM

Il film si distingue per alcuni elementi positivi che meritano attenzione:

Bloat il thriller horror che rivoluziona il genere ma ha qualche oscuro segreto da svelare
  • **Rappresentazione della vita familiare**: “Bloat” esplora la separazione fisica e emotiva che Jack prova nei confronti della sua famiglia, incrementando la tensione narrativa.
  • **Design visivo efficace**: La cinematografia è chiara e leggibile, contribuendo a trasmettere il tumulto interiore del protagonista.
  • **Approccio originale alla folklore**: Sebbene non sempre riesca a realizzare pienamente il suo potenziale, il film affronta tematiche folkloristiche poco comuni nel cinema horror anglofono.
  • LE CRITICHE E I LIMITI DEL FILM

    Tuttavia, “Bloat” non è privo di difetti. Vari aspetti hanno suscitato critiche da parte degli spettatori, in particolare:

  • **Uso discutibile del formato screenlife**: Decisioni narrative come l’inserimento di una colonna sonora non diegetica possono minare la verosimiglianza richiesta dal genere.
  • **Slow pacing**: La narrazione progredisce lentamente e, sebbene possa aumentare la costruzione della tensione, molte sequenze risultano poco soddisfacenti.
  • **Comportamenti poco spaventosi**: Alcuni dei momenti horror sono ridotti a episodi bizzarri, come il comportamento di Kyle che mangia cetrioli, piuttosto che attimi di autentico terrore.
  • LA PERFORMANCE DEGLI ATTORI

    La prestazione di Ben McKenzie nei panni di Jack è uno degli aspetti più apprezzabili del film. La sua capacità di esprimere vulnerabilità e intensità aiuta a mantenere l’interesse dello spettatore, nonostante le debolezze della trama. Il cast di supporto contribuisce anch’esso a creare un’atmosfera di inquietudine, ma alla fine è la storia stessa che fatica a fare il salto di qualità.

    UN FILM CON POTENZIALITÀ

    Nonostante le sue mancanze, “Bloat” presenta buone idee e un potenziale significativo per esplorare il terrore in modo diverso. La combinazione di suspense psicologica e elementi horror tradizionali crea una base interessante su cui costruire. Per coloro che sono appassionati del genere, potrebbe valere la pena dare una possibilità al film, tenendo presente che le aspettative dovrebbero essere gestite.

    “Bloat” sarà disponibile nelle sale, on demand e in formato digitale a partire dal 7 marzo. Con una durata di 99 minuti e una valutazione R per linguaggio e contenuti violenti, il film promette un’esperienza avvincente, anche se non priva di critiche. Gli appassionati di horror potrebbero trovare interessante questo tentativo di rinnovare un genere ben consolidato.


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